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Immagine del redattoreFrancesco Cancian

Disuguaglianze e Povertà in un mondo che invecchia

Iniziativa in occasione della Giornata Internazionale del Volontariato


Nell'ambito territoriale dell'ex azienda ULSS n.9 con 37 comuni con capofila il Comune di Treviso. Il comitato dei gestisce il piano povertà: viene data grande responsabilità al territorio e grossi poteri ai comuni, che gestiscono il fondo povertà con il quale fare prevenzione oltre che lavorare nella cronicità.


La povertà si può combattere con le relazioni sociali di una comunità, evitando la cronicità, i centri di ritrovo dedicati agli anziani devono contenere attività di interesse anche per i giovani, cioè essere pensati anche per i giovani in modo da favorire l'incontro...non ha più senso parlare università della terza età frequentata esclusivamente dalle persone over 50!


Prof. Guglielmo Giumelli


L'attuale crisi non è economica, ma etico-culturale. Non esistono i poveri, ma povertà personalizzate e non generiche, con percorsi individuali di vita, contestualizzati.

L'Italia ha firmato la carta europea dei diritti dell'uomo: ogni individuo ha diritto di vivere con dignità. Dignità significa soddisfazione dei bisogni non solo economici, il paniere non definisce i bisogni post materiali e relazionali, cioè il rapporto con gli altri.

Non servono luoghi, ambienti chiusi di segregazione per categorie di persone separate tra loro (giovani, adulti, anziani,...) servono spazi aperti in cui le generazioni si possano incontrare e anche confliggere, ma relazionarsi.


Esempio a Genova si è promossa una gita alla Scala di Milano aperta a chi non c'era mai stato ed hanno aderito sia gli over 65 che i giovani!


La solidarietà sta cambiando, anche quella tra le generazioni.

In passato la solidarietà verso i famigliari era imposta e il figlio era stigmatizzato se non era solidale con i genitori. Oggi la solidarietà è una scelta voluta, che si costruisce attraverso la vita: "se ci sono stati rapporti di solidarietà con i genitori, sarò solidale con loro!"


La solidarietà viene agita a seconda dell'appartenenza, la goblalizzazione ha portato ad una scissione: siamo solidali solo con i nostri o anche con gli stranieri?

Non tutti siamo poveri allo stesso modo, dipende dal contesto sociale: c'è una differenza tra piccoli centri e città.

Esiste la vergogna della povertà nel ceto medio, nelle città questo è evidente: ci sono le file per i pasti di persone anziane sole che vanno alla mensa dei poveri solo per scambiare due parole.

Si pensava che lo sviluppo economico abbattesse le povertà, invece ha prodotto altre povertà.

In passato il posto di lavoro ero lo strumento per abbattere le povertà, oggi il posto di lavoro se ne sta andando. Per rifondare il concetto di lavoro si deve pensare che qualunque attività socialmente utile è lavoro, e attraverso il lavoro che ciascuno da il contributo al benessere della collettività.

Abbiamo paura dei poveri, perchè vedendoli ci immedesimiamo. Un povero è meritevole se si nasconde, se non disturba, se non si fa notare, è dignitoso se non protesta.


Femminilizzazione della povertà


La povertà colpisce soprattutto le donne, in caso di crisi sono loro ad essere allontanate per prima dal lavoro. La donna divorziata resta sola, con fardelli pesanti come la cura dei figli spesso non esistono servizi di sostegno.

Nei divorzi e separazioni la donna è la parte più debole, ma esiste di conseguenza anche la bambinizzazione della povertà.





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